L'olio extravergine varca i confini italiani per diffondere la propria cultura, al via la terza edizione 2012.
Il campionato del mondo del’olio extravergine di oliva, “champoliveoil”, è giunto alla sua terza edizione. Dopo l’EXPO’ di Shanghai del 2010, New York e San Francisco 2011, il prossimo 28 ottobre si terrà a Dubai, Emirati Arabi Uniti.
Si voleva un campionato in cui per affermarsi bisognava avere alte qualità ma essere anche in grado di mantenerle per un anno. Le location sono state scelte per la maggiore visibilità possibile, e sempre in posti in cui mancava una cultura dell’olio di oliva. La curiosità è stata tanta, in specie in Cina, tanto che i Cinesi partecipanti al concorso dell’Expò di Shanghai sono poi venuti in tre ondate in Italia a visionare direttamente e la raccolta che la lavorazione dell’olivo.In America c’era già una conoscenza del prodotto, specie a San Francisco. A New York il concorso è stato monitorato in profondità, hanno persino promesso di volerne replicare uno simile nel 2013, sono stati forniti tutti gli elementi, un passo avanti concreto verso la diffusione dell’olio di qualità. Dopo la finale, il pubblico è chiamato ad effettuare personalmente assaggi, spiegandone le caratteristiche, in particolare in confronto di oli difettati appositamente scelti.Gli oli pervenuti dai paesi produttori del pianeta sono sottoposti ad analisi organolettica da parte di panels di esperti per una prima selezione.
Successivamente si procede con le analisi chimiche presso i laboratori del Centro Ricerche e Sperimentazioni in Agricoltura di Rende. Solo i migliori oli selezionati parteciperanno alla finale di Dubai. Agli oli premiati per le categorie Extra Vergine; Extra Vergine BIO ed Extra Vergine DOP sarà consegnato l’attestato di Campione 2012, ai prodotti di altissima qualità saranno rilasciati diplomi di Gran Menzione. A tutti gli altri oli sarà rilasciato un attestato di partecipazione.Le passate edizioni non sono state generose con gli oli italiani, vi sono paesi stranieri in cui il prodotto ha mostrato qualità superiori rispetto a molti oli nostrani. Si tratta di impianti esteri relativamente giovani con cultivar sapientemente mixate, aggiungiamo una lavorazione maniacale e lo spread a loro favore è spiegato.
Deve essere da sprone per i coltivatori italiani, bisogna ammodernarsi anche in questo settore, non è proprio il caso di fare affidamento solo sulla tradizione e sul Made in Italy, non è più sufficiente. Se aggiungiamo un’immagine deturpata da molte sofisticazioni, se non vere e proprie truffe, ecco spiegata la diffidenza che ci accoglie. Perché Dubai? È il centro del mondo arabo, la porta verso l’oriente, esiste in quei luoghi un’attenzione verso l’olio di oliva, l’interesse già raccolto è stato alto. Del resto soddisfa l’intento dell’organizzazione: diffondere la cultura proprio in quei paesi in cui manca.Nel sito del campionato, www.champoliveoil.com. sono illustrate le passate edizioni, il regolamento per quella corrente e le modalità per le aziende che volessero partecipare.
Si ringrazia Gaetano Fera per la comunicazione
Postato da Università Popolare degli Studi di Milano